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Centro di Nutrizione e Consulenza a Caltagirone (CATANIA, Sicilia)
11 dicembre 2008
News del Biologo Nutrizionista e del Tecnologo Alimentare
4 dicembre 2008
"Genitori Consapevoli" educazione alla salute dei figli
dal 09 al 19 Aprile 2011
CATANIA
Argomenti del corso
“Cosa s’intende per salute”: spiegazione del rapporto mente e fisico, la stretta correlazione che esiste tra lo stare bene fisicamente con lo stare bene psicologicamente.
“I vari modi di manifestare un’ottima salute”: spiegazione della ripercussione del non stare in salute sull’umore.
“Disturbi del comportamento alimentare”: Come riconoscere i disturbi del comportamento alimentare nei nostri figli o tra gli amici. Ripercussioni sociali dell’anoressia e della bulimia sia femminile che maschile. Fattori scatenanti i disturbi del comportamento alimentare. Quando sfoghiamo i nostri sentimenti sul cibo. Cosa comunichiamo con il cibo. A chi rivolgersi e le strutture attrezzate a riguardo situate nella provincia di Catania.
“Obesità e sindrome Metabolica”: spiegazione di cosa sia la “Sindrome Metabolica” definita la malattia del secolo dopo il tumore. Fattori che portano i ragazzi all’obesità . Abitudini errate da modificare. Spiegazione della distinzione tra fattore ereditario e non della patologia. L’importanza della circonferenza vita in quanto fattore di misurazione del Rischio Plurimetabolico. Come evitare la Sindrome Metabolica.
“lo sport”: spiegazione dell’importanza dello sport per i giovani. Come scegliere lo sport adeguato in rapporto alle condizione di salute dei giovani. Spiegazione della distinzione tra sport arebico e anaerobico.
“Un corretto stile di vita”: spiegazione di cosa s’intende per “Corretto stile di vita”. L’importanza della colazione, dei carboidrati, della frutta, della verdura e delle proteine. L’importanza della dieta mediterranea come “prevenzione primaria per patologie Cardiovascolari”. Distinguere i grassi e imparare a cucinare.
“Le conseguenze dell’alcool”: spiegazione veloce di come il nostro organismo assimila l’alcool, spiegazione degli effetti che l’alcool provoca sul fegato e le conseguenze delle patologie scatenatesi. Come riconoscere i comportamenti propensi all’alcool.
“le conseguenze del fumo”: spiegazione di cosa provoca il fumo. Spiegazione di come il fumo aumenta i livelli di Rischio Cardiovascolare.
15 giugno 2008
L’attività fisica con la Nutrizione come prevenzione e trattamento all'obesità infantile
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZEFACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIACorso di laurea specialistica in “Scienze della Nutrizione Umana”Corso di “Medicina dello sport” Prof. Giorgio GalantiProfessore Ordinario in Medicina Interna Azienda Ospedaliera Careggi Firenze; Cattedra di Medicina dello Sport
Relazione di :
dott.ssa Simona Sampirisi
“l’obesità infantile” è uno tra i problemi che è in continuo aumento e, in molti Paesi europei, un bambino su cinque è affetto da obesità o sovrappeso. Un preoccupante dato di fatto è rappresentato dalla persistenza dell’obesità infantile nell’età adulta, con conseguente aumento dei rischi per la salute. L'obesità pediatrica costituisce una realtà preoccupante e di difficile gestione clinica, che si caratterizza per l'elevata prevalenza e per la comparsa di complicanze (diabete mellito, ipertensione, dislipidemia) sempre più precoci ed importanti, circa il 25-50% dei bambini obesi mantiene l'eccesso ponderale anche in età adulta2 con conseguente aumento dei rischi per la salute e un’inevitabile ripercussione psicologica: infatti, l'obesità infantile comporta spesso una diminuzione dell'auto-stima e persino sindromi depressive".
Il fenomeno ha una rilevanza sia da un punto di vista epidemiologico che da un punto di vista economico inquanto l’umento degli individui in sovrappeso determina un continuo aumento dei costi sociali dovuti per il controllo delle complicanze che comporta tale patologia.
La prevenzione risulta essere oggi più importante che mai, bisogna comunicare e insegnare l’importanza della salute partendo da un’educazione alimentare associato allo sport e quindi un sano stile di vita. Le scuole sono l’ambiente più vicino ai bambini e ai genitori, la base di una buona educazione nasce dalla conoscenza e dalla consapevolezza di ciò a cui si và incontro con una patologia come l’obesità ...
...Per obesità si intende un accumulo eccessivo e generalizzato di grasso nel tessuto sottocutaneo, ma anche negli altri tessuti e può essere associato ad alterazione di parametri metabolici con problemi di sovraccarico fisico e disagi psico-sociali3.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme: nell' European Health report 2002, il rapporto sulla salute in Europa nell'anno 2002, pubblicato dall'Ufficio Regionale Europeo dell'OMS, l'obesità è definita come una vera e propria epidemia estesa a tutta la Regione Europea. "In molti Paesi europei - si legge - più della metà della popolazione adulta si trova al di sopra della soglia di "sovrappeso" e circa il 20-30% degli individui adulti rientra nella categoria degli obesi ("clinically obese")...
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L’obesità in età infantile come fattore di rischio
L’obesità è un importante fattore di rischio per tutta una serie di patologie e condizioni cliniche che includono:
- Fattori Metabolici e non: l’ipertensione, l’iperinsulinemia, l’intolleranza al glucosio fino al diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, neurologiche, alcune forme di cancro, calcolosi alla cistifellea
- Fattori Fisici: condizioni ortopediche, asma.
- Fattori Psico-sociali: conseguenze emozionali, sociali e psicosociali immediate per il bambino e l’adolescente. Tra queste, anche quelle legate al bullismo in ambito scolastico, a sua volta associato a rischio di depressione e ansia. Inoltre, i bambini sovrappeso godono di autostima più bassa e sono riconosciuti e meno accettati tra i compagni di giochi e a scuola (aspetto determinante, questo, per il loro sviluppo sociale e psicologico). Infine, i bambini in sovrappeso-obesi, proprio per il ridotto livello di autostima, saranno maggiormente suscettibili a comportamenti negativi per la salute: consumo di alcol, fumo di sigaretta (Lobstein et al, 2004)9,10....
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Periodi a rischio di insorgenza dell’obesità infantile
Esistono almeno 3 periodi nell’arco della vita di un soggetto nelle quali esiste una maggiore probabilità che insorga l’obesità : il primo anno di vita, l’età compresa tra i 4 ed i 6 anni ed il periodo puberale. Tre sono anche i periodi di iperplasia degli adipociti11. Il tessuto adiposo può aumentare per iperplasia (aumento del numero delle cellule adipose) e/o per ipertrofia (aumento del volume delle stesse). Infatti, un eccesso dei consumi alimentari determina, a lungo andare, un eccesso di massa grassa e la comparsa di fenomeni quali sovrappeso ed obesità ....
...È dimostrato che uno stile di vita sedentario nell’infanzia favorisce lo sviluppo di malattie cardiovascolari , diabete e obesità in età adulta26. Una moderata attività fisica, come camminare o andare in bicicletta offre sostanziali benefici per la salute: secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità , bambini > 2 anni dovrebbero impegnarsi in un’attività fisica moderata- intensa per almeno 30 minuti , tutti i giorni o più giorni alla settimana. Per attività fisica moderata-intensa, s'intende l’intensità degli esercizi che è stata definita in base alla frequenza cardiaca e che in generale quella moderata consiste in 30 minuti di jogging ad una andatura controllata, mentre quella intensa consiste in 30 minuti di corsa o scatto.
Le abitudini sedentarie dopo la scuola (abuso di televisione e computer), diminuiscono l’efficacia dell’educazione fisica svolta a durante le ore scolastiche.
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L’inattività è un fattore che contribuisce enormemente a mantenere l’obesità infantile
Raccomandazione degli sport più adatti per l’età e l’IBM
Nei bambini in età scolare un programma tipo di esercizio strutturato prevede:
- BMI 17-20: Bambini (3-11 aa): sovrappeso. Sono raccomandate attività aerobiche contro gravità , come camminare, esercizi su treadmill o stair climber, partecipare ad attività sportive come tennis, arti marziali, sciare, ginnastica indoor, nuotare, danzare, danza aerobica.
- BMI 19-24: Bambini (3-11 aa): obesi. Raccomandate attività aerobiche: innanzitutto non contro gravità , come nuotare, andare in bicicletta, training aerobico o di carico(strength), danza aerobica specifica per gli arti superiori, ergometro per le braccia (crank), bicicletta da sdraiato e marcia intervallata da frequenti riposi.BMI ≥ 24,1: Bambini (3-11 aa): gravemente obesi. Può essere indicata una supervisione specialistica settimanale.
- BMI ≥ 24,1: Bambini (3-11 aa): gravemente obesi. Può essere indicata una supervisione specialistica settimanale.
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Intervento nutrizionale:
La dietoterapia è soltanto uno dei componenti terapeutici dell'obesità , anche in età evolutiva. L'obiettivo del trattamento è volto a modificare il comportamento scorretto dello stile di vita, a migliorare la dieta, a incrementare l'attività fisica e diminuire l'inattività , garantendo una crescita fisiologica34,35,36.
L'intervento nutrizionale deve essere effettuato nei soggetti con:
- Sovrappeso in presenza di complicanze o fattori di rischio
- Obesità con o senza complicanze37
E' prioritario intraprendere un programma dietoterapico solo quando i bambini e la famiglia appaiono intenzionati a fare i necessari cambiamenti nello stile di vita38.
L'approccio iniziato precocemente (tra i 2-3 anni di vita) sembra dare risultati più duraturi (American Academy of Pediatrics, 40).
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La strategia terapeutica prevede:
1) in presenza di un singolo errore alimentare individuato: la correzione dello stesso senza necessariamente modificare l'intero schema alimentare;
2) in presenza di un eccessivo introito calorico: l'adozione di uno schema alimentare normocalorico bilanciato per l'età con riduzione graduale dei cibi ad alta densità calorica e alto contenuto di grassi.
3) in presenza di uno stile di vita caratterizzato da sedentarietà : lo sviluppo di un'idonea attività motoria in grado di riequilibrare il bilancio energetico;
4) in presenza di complicanza clinica accertata, in genere associata a obesità di grado medio-elevato: l'adozione di uno schema dietetico moderatamente ipocalorico e bilanciato, somministrato in linea con delle raccomandazioni dietetiche39,40,41,42,43: per dieta bilanciata ipocalorica s'intende uno schema caratterizzato da: un apporto energetico inferiore (riduzione del 30%di calorie rispetto al fabbisogno energetico raccomandato) con distribuzione calorica tra i macronutrienti simile a quella normale, distribuita fra 5 pasti, dando la preferenza alle proteine (circa il 15-20%), con riduzione soprattutto della quota lipidica (25-30%). La quota proteica percentualmente elevata tende a mantenere un apporto normale in grammi/kg di proteine per impedire una negativizzazione del bilancio di azoto. Il fine di tale dieta è quello di ridurre il peso del ragazzo gradualmente, ma in maniera evidente, abituandolo ad una corretta alimentazione. La distribuzione dei pasti deve avvenire in 5 appuntamenti con il cibo, così suddivise: 15% di calorie a colazione, presenza di frutta e verdura nella giornata, due piccoli snacks che apportino un 10-15% di energia, 35-40% a pranzo, 30% a cena.
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Raccomandazioni dietetiche per prevenire l’obesità infantile
Il Royal College of Paediatrics nell'anno 2002 ha pubblicato le seguenti raccomandazioni dietetiche nella prevenzione dell'obesità in età scolare53:
1) Dieta sana ed equilibrata, non monotona, che alterni quotidianamente tutti i principi alimentari in quantità adeguate per evitare carenze dei principi nutritivi, con un apporto del 10-15% di proteine, del 28-30% di grassi e del 60% di carboidrati.
2) Evitare l’eccessiva introduzione di calorie, ma mangiare in relazione a quanto si consuma e dare il tempo al bambino di mangiare con tranquillità per favorire il senso di sazietà . Il fabbisogno energetico varia in funzione dell'età , del sesso, della conformazione fisica, della statura e del tipo di attività che si svolge.
3) Somministrare un corretto frazionamento dei pasti e delle calorie nella giornata con una suddivisione del 15% nella colazione, 5% nello spuntino, 40% nel pranzo, 10% nella merenda e 30% nella cena,, evitando ulteriori cibi fuori pasto.
4) Dare una giusta ripartizione di nutrienti attraverso la rotazione dei vari alimenti con la riduzione di apporto di proteine e grassi animali, di glucidi semplici con una rivalutazione dei glucidi complessi. Si raccomanda inoltre un'adeguata assunzione di fibra attraverso l'utilizzo di frutta, verdura e legumi, presentati in maniera visivamente gradevole (almeno 5 porzioni al giorno), un minor apporto di sale, l'uso di acqua semplice e non di bevande zuccherate e di metodi di cottura che esigono pochi grassi.
5) Una corretta educazione alimentare non può prescindere dalla riduzione del comportamento sedentario e dall'incremento dell’esercizio fisico, in particolare quello effettuato all’aria aperta, con una riduzione, quindi, della vita sedentaria, e soprattutto delle ore trascorse davanti alla TV.
25 gennaio 2008
Le “Statine” come farmaci ipolipemizzanti
Corso di laurea “Scienze della Nutrizione Umana”
“Farmacologia” prof.ssa Raimondi
Relazione di Simona Sampirisi
Il colesterolo è una molecola lipidica sterolica, non è un grasso ma è un alcol dovuto alla presenza del gruppo ossidrilico in posizione 5’. E’ tipica degli organismi animali, soprattutto dei Vertebrati ed è presente in tutti i tessuti e in maggior quantità nel cervello, nella bile e nel sangue. Il colesterolo è uno dei componenti principali (~ 20%) della “Membrana cellulare”:la sua importanza è dovuta al fatto che aiuta a rendere la membrana impermeabile alle piccole molecole solubili in acqua ma soprattutto mantiene la membrana flessibile in un ampio intervallo di temperature. (“Arteriosclerosi e colesterolemia, Dr. K. Lehnert, specialista in ginecologia, Westrnohe; Biologische Medizin, 2/91. pag.1-4) e (“LE CONOSCENZE SUL COLESTEROLO DELLA POPOLAZIONE DIABETICA AFFERENTE A UN SERVIZIO DI DIABETOLOGIA” A. MARGIOTTA, M.R. M ANNA, M.C. BONACINA; Unità Operativa di Diabetologia e Malattie Metaboliche, Presidio Ospedaliero di Tradate (VA), Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo di Busto Arsizio; pag 97-100)...
...La struttura del colesterolo lo rende idrofobico ed è quindi scarsamente idrosolubile e a livello intestinale viene assorbito grazie ai Sali biliari. La sintesi del colesterolo si svolge soprattutto a livello epatico (colesterolo endogeno) anche se vi partecipano numerosi altri organi (surrene, testicolo, aorta ecc.). Il colesterolo viene invece eliminato con la bile, trasformato in acidi biliari e poi in sali biliari (dai calcoli biliari il colesterolo può essere ottenuto allo stato puro cristallino)...
...Il colesterolo è importante per il nostro organismo perché:
Interviene nella formazione e nella riparazione delle membrane cellulari
È il precursore della vitamina D, degli ormoni steroidei e degli ormoni sessuali (come androgeni, testosterone, estrogeni e progesterone)
È contenuto nell'emoglobina
È il precursore dei sali biliari.
Essendo il colesterolo molto poco idrosolubile per poter essere veicolato nel sangue necessita di trasportatori che si differenziano a secondo della densità . La densità è inversamente proporzionale alle dimensioni: i chilomicroni sono le particelle più grandi e meno dense, mentre le lipoproteine ad alta densità (HDL) sono le più piccole e le più dense (Barter P et al, N Engl J Med 2007; 357: 1301-1310):
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Chilomicroni: sono le meno dense fra le lipoproteine, contengono molti trigliceridi e una piccola percentuale di colesterolo. Poiché i loro trigliceridi provengono da ciò che si mangia, i chilomicroni aumentano nel sangue dopo i pasti. I chilomicroni trasportano il colesterolo e i trigliceridi assorbiti nell’intestino verso i tessuti periferici.
Lipoproteine a bassissima densità (VLDL): contengono anch’esse molti trigliceridi, ma del tipo sintetizzato nel fegato (endogeni), e non provenienti dal pasto come per i chilomicroni. Anche il colesterolo contenuto nelle VLDL è di tipo endogeno, e costituisce il 5-10 per cento delle particelle VLDL, che lo trasportano ai tessuti periferici. (“Effetto della dieta sulla eterogeneità strutturale e funzionale delle lipoproteine plasmatiche”, Bicchiega V,Ferretti G, Bacchetti T, Curatola G; Istituto di Biochimica, Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Ancona. Pag 1-2).
Lipoproteine a densità intermedia (IDL): hanno una minore quantità di trigliceridi rispetto ai chilomicroni o alle VLDL, e un contenuto percentuale relativamente elevato di colesterolo. Le IDL si formano quando le VLDL perdono i propri trigliceridi durante il passaggio nel sangue. Come le VLDL, le IDL rappresentano un elemento di passaggio nel trasporto del colesterolo ai tessuti periferici e nel suo ritorno al fegato. (“Effetto della dieta sulla eterogeneità strutturale e funzionale delle lipoproteine plasmatiche”, Bicchiega V,Ferretti G, Bacchetti T, Curatola G; Istituto di Biochimica, Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Ancona. Pag 1-2).
Lipoproteine a bassa densità (LDL): contengono ancora meno trigliceridi rispetto alle VLDL o alle IDL, ma la più elevata concentrazione di colesterolo tra tutte le lipoproteine. Le LDL trasportano direttamente il colesterolo ai tessuti periferici e al fegato. Per questa ragione costituiscono quello che comunenemente viene chiamato “colesterolo cattivo”, ovvero la forma più dannosa in cui il colesterolo si trova nel corpo umano. (“Effetto della dieta sulla eterogeneità strutturale e funzionale delle lipoproteine plasmatiche”, Bicchiega V,Ferretti G, Bacchetti T, Curatola G; Istituto di Biochimica, Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Ancona. Pag 1-2).
Lipoproteine ad alta densità HDL: sono costituite principalmente da fosfolipidi e proteine, con piccolissime quantità di trigliceridi (5%) e modiche quantità di colesterolo (25%). Le HDL rappresentano circa il 25 per cento del colesterolo nel sangue. La loro funzione è quella di raccogliere il colesterolo libero e di riciclarlo. Sono anche fonte di colesterolo per i tessuti endocrini, che lo utilizzano per sintetizzare gli ormoni. Per questa ragione le HDL sono comunemente definite “colesterolo buono”, in quanto eliminano dalla circolazione il colesterolo in eccesso e lo indirizzano verso i tessuti che sono in grado di metabolizzarlo (vengono infatti anche chiamate lipoproteine spazzino). (“Effetto della dieta sulla eterogeneità strutturale e funzionale delle lipoproteine plasmatiche”, Bicchiega V,Ferretti G, Bacchetti T, Curatola G; Istituto di Biochimica, Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Ancona. Pag 1-2).
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Le statine sono più efficaci di altri farmaci ipolipemizzanti nel ridurre i livelli di colesterolo LDL ma meno efficaci dei fibrati nel ridurre i livelli di trigliceridi. Tuttavia le statine riducono gli eventi cardiovascolari e la mortalità a essi associata a prescindere dai livelli iniziali di colesterolo. Questi farmaci dovrebbero essere considerate per tutti i pazienti, compresi gli anziani, con malattia cardiovascolare sintomatica come per esempio quelli affetti da coronaropatia, malattia occlusiva arteriosa (vasculopatia periferica, ictus non emorragico o attacco ischemico transitorio) o diabete mellito (BNF 53 Copyright © BMJ Publishing Group Ltd and the RPS Publishing 2007. Guida all'uso dei farmaci 4, Copyright © Elsevier Masson srl 2007). La morbilità e mortalità cardiovascolare ha una prevalenza crescente con l’aumentare dell’età , raggiungendo i valori più elevati nelle fasce di età più avanzata, infatti nel soggetto anziano il rischio cardiovascolare viene spesso trascurato perché in età avanzata è frequente una situazione di polipatologia e multi-farmacoterapia per cui può essere difficile o inopportuno aggiungere altri farmaci aumentando il bagaglio terapeutico dell’anziano. Lo studio condotto da Heart Protection Study (HPS) ha dimostrato per la prima volta l’efficacia delle statine nella prevenzione di eventi vascolari maggiori nei soggetti anziani. Tale studio di prevenzione secondaria fu condotto per 5 anni su 20.000 pazienti ipercolesterolemici ad alto rischio vascolare di età 40-80 anni, affetti da cardiopatia coronaria (CHD), arteriopatia periferica e/o diabete mellito. L’elevata numerosità dei soggetti anziani consentì per la prima volta di valutare l’impatto effettivo di una statina, la simvastatina, sugli eventi morbosi vascolari più tipici dell’età più avanzata, particolarmente lo stroke (ictus).
Nei pazienti con diabete mellito il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari dipende dal tempo intercorso dall'insorgenza del diabete, dalle complicanze, dall'età e da fattori di rischio concomitanti (BNF 53 Copyright © BMJ Publishing Group Ltd and the RPS Publishing 2007. Guida all'uso dei farmaci 4, Copyright © Elsevier Masson srl 2007). La terapia con statine dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i pazienti sia con diabete mellito (tipo 1 e 2) di età superiore a 40 anni e sia nei pazienti più giovani e tale trattamento dovrebbe essere preso in considerazione se sono presenti: un danno d'organo, uno scarso controllo glicemico (HbA1c superiore al 9%), bassi livelli di colesterolo HDL, aumento della trigliceridemia, ipertensione o storia familiare di eventi cardiovascolari precoci.
Le statine possono essere utilizzate per la prevenzione di:
- eventi cardiovascolari nei pazienti asintomatici con rischio aumentato. I soggetti con rischio di eventi cardiovascolari a 10 anni del 20% o più traggono beneficio dal trattamento con le statine a prescindere dai livelli plasmatici di colesterolo e l'utilizzo di statine dovrebbe essere associato a cambiamenti dello stile di vita e ad altre misure che riducano il rischio di eventi cardiovascolari. Il trattamento con statine dovrebbe essere preso in considerazione anche se il rapporto tra la concentrazione di colesterolo totale e colesterolo HDL è superiore a 6. (BNF 53 Copyright © BMJ Publishing Group Ltd and the RPS Publishing 2007. Guida all'uso dei farmaci 4, Copyright © Elsevier Masson srl 2007).
- “Ictus ischemico”: le statine hanno un’azione protettiva nei confronti dell’ictus ischemico più in generale sulla malattia cerebrovascolare, con ricadute evidenti legate al regime di dispensazione di questi farmaci attualmente regolato dalla Nota 13 della C.U.F. (“IL PUNTO DI VISTA SULLE STATINE” ;Giancarlo Berni*, Stefano Santoni**, Antonio Salvetti°, Mario Montagnani°°, Andrea Messori^, Gian Franco Gensini^^. *Direttore della U.O. di Medicina Interna dell’Azienda “Careggi” di Firenze, ** Medico di Medicina Generale a Firenze, °Direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Pisa; °°Prof. Associato di Fisiopatologia Clinica dell’Università di Siena, ^Farmacista ospedaliero dell’Azienda “Careggi” di Firenze; ^^Direttore dell’Istituto di Clinica Medica dell’Università di Firenze. TOSCANA MEDICA ottobre 2003).
- “Azione vasoprotettiva ed antiaterosclerotica”: soprattutto in caso di situazioni caratterizzate dalla presenza di alti valori di trigliceridi.
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Le indicazioni della C.U.F. spiegano che le statine sono farmaci impiegati per la prevenzione secondaria cioè volte a ridurre la frequenza di casi esistenti della malattia in pazienti che hanno già manifestato la patologia. Le conoscenze sulle statine e sui loro meccanismi di azione sono indubbiamente progredite negli ultimi anni, tuttavia, le informazioni disponibili oggi non sono poi tanto diverse rispetto a quelle già note. Oggi, alla luce della nuove acquisizioni, si potrebbe ipotizzare un ampliamento dei limiti prescrittivi in termini di prevenzione sia primaria che secondaria ma si ritiene che la prevenzione primaria con le statine risulti ancora un’area caratterizzata da certezze minori.
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InterazioniLa capacità di un singolo citocromo P450 di metabolizzare molteplici farmaci è il fattore responsabile del grande numero di interazioni metaboliche che si riscontrano nella pratica clinica. L’inibizione degli enzimi metabolizzanti causa un aumento dei livelli plasmatici del farmaco in questione e quindi un incremento ed un prolungamento della loro azione. Le statine, il cui metabolismo è inibito, hanno un ristretto margine terapeutico che porta a conseguenze clinicamente rilevanti. Oltre che dal margine terapeutico e dalla dose dell’inibitore, l’entità degli effetti tossici dipende anche dall’importanza della via metabolica inibita ed essendo inibito l’enzima, che in questo caso, è il solo o principale responsabile della biotrasformazione del farmaco, si hanno conseguenze gravi. All'interno della stessa classe vi sono grosse differenze riguardo all'affinità delle diverse statine ai vari citocromi P450, ciò che rappresenta il maggior potenziale d'interazione. Ad eccezione della pravastatina, che presenta caratteristiche idrofile e viene eliminata per la maggior parte in forma invariata attraverso i reni, le altre statine sono lipofile e vengono metabolizzate nel fegato dai citocromi P450 3A4 e 2C9.
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Succo di pompelmo: il consumo di succo di pompelmo dovrebbe essere evitato o limitato quando si assumono simvastatina, lovastatina o atorvastatina, soprattutto ad alte dosi, poiché può inibire il loro metabolismo, a livello intestinale, mediato dal CYP3A4 e quindi provocare un aumento della concentrazione plasmatica delle statine (“Profilo di sicurezza delle statine” Luisa Zanolla, Cardiologia Clinica,Azienda Ospedaliera di Verona. ANNO XIV - N. 48 - PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE FEBBRAIO 2007).
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L'editoriale di O'Connor (Arch of Intern Med, 2006) indica chiaramente che la mancata aderenza alle cure da parte dei pazienti è all'origine di inutili spese sanitarie, di inutili eventi avversi e di inutili decessi, pertanto è necessario educare i pazienti a mantenere il trattamento dei farmaci salvavita quali sono le statine e cercare una positiva complicità suggerendo loro quali medicine sospendere e come sospenderle. Dallo studio di Wei (Heart, 2002), sull'aderenza al trattamento con statine e la riospedalizzazione a 6 anni in soggetti post-infartuati, emerge chiaramennte che la costanza al trattamento è associata a un minor rischio di reinfarto. Dal Report del National Cholesterol Education Program (NCEP, anno ??), relativamente al trattamento ipolipemizzante, emerge che nonostante l'evidenza dei benefici ottenuti dalla riduzione del colesterlo LDL, siamo ancora lontani da un ottimale trattamento, sia in termini pazienti trattati, sia in termini di aderenza alle cure a lungo termine.
Dal Report è emerso che:
− meno del 50% di persone che necessitano di trattamento ipolipemizzante (farmacologica e/o dietetico) per malattie cardiovascolari (CV) a rischio, segue le cure;
− meno del 50% di persone ad elevato rischio CV è in trattamento farmacologica;
− solo 1/3 di trattati raggiunge il valore LDL ideale e meno di 1/5 lo mantiene;
− circa il 50% delle persone in trattamento è ancora in cura dopo 6 mesi e dopo 12 mesi la quota si abbassa al 20-30%: ciò è ancora più sconcertante se si pensa che ci vogliono almemo 6-12 mesi perché il trattamento porti benefici ("CONTINUITA' DELLE CURE” Lettura e discussione della letteratura su statine Claudio Betteli; ULSS 20 Gruppo C – Distretto 4
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