Primo passo: riconoscere i carboidrati.
I nutrienti si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. Ce in più una quarta categoria costituita dall'alcool, il quale non è un nutriente vero e proprio ma fa parte della culturale alimentare dell'uomo da millenni.
Secondo passo: imparare a conoscere quali elementi considerare.
Il dato che più ci interessa è quello realtivo ai carboidrati. Individuati gli elementi da prendere in cosiderazione, ci resta da sapere quanto "valgono", cioè qual è il loro contenuto percentuale di carboidrati. A questo proposito ci sono tabelle apposite, che riportano il contenuto in carboidrati di ciascun elemento.
Terzo passo: contare i carboidrati a tavola.
Una volta individuati gli alimenti su cui focalizzare la nostra attenzione, dovremo procedere con il fare due calcoli.
Per calcorare i carboidrati bisogna prima stimare e saper calcolare in modo il maggior preciso possibile la quantità degli alimenti. All'inizio può venire utile pesare con una bilancia gli alimenti, ma solo nella finalità di raffrontare e impratichire l'occhio a riconoscere i pesi. Per ragioni pratiche non sempre è possibile pesare gli alimenti, quindi il diabetico dovrebbe acquisire la capacità di riconoscerli a occhio o usando unità di misura standard con gli attrezzi da cucina (p.e. un mestolo di pasta corta a crudo quanti grammi sono?). Quindi il diabetico senza esperienza inizierà pesando l'alimento (o consultando attentamente le etichette), imparerà poi a fare una stima a occhio nudo, utilizzando sempre la bilancia per verificare se le stime sono corrette (esempio: prende una mela normale, la pesa ed è 150 gr, si eserciterà a indovinare il peso di mele di dimensioni diverse, oppure imparerà a confrontare i pesi delle paste e il loro aspetto a cotto e a crudo), e una volta che avrà acquisito l'arte potrà essere totalmente indipendente dalle bilancie, e imparerà con buona approssimazione a capire da solo il peso degli alimenti.
Una volta traferite su un taccuino le quantità stimate, si potrà quindi molteplicarle per il contenuto medio di carboidrati dell'alimento in questione e dividere il tutto diviso cento. Ecco che si avrà la quantità di carboidrati contenuta effettivamente in quella porzione
Quarto passo: calcolare quanta insulina è necessaria.
Ora bisogna contare quante unità di insulina sono necessarie per il pasto, ed è necessario sapere quale è il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero sapere quanti grammi di insulina vengono bruciati nel nostro organismo da una unità . E' un dato ovviamente soggettivo che va stabilito empericamente con il diabetologo, e si situa normalmente tra 8 e 15.
Prendendo quindi ad esempio il pasto di cui sopra e ipotizzando un rapporto cairboidrati/insulina di 12 (ogni unità di insulina brucia per ipotesi 12 grammi di carboidrati) avremo il risultato seguente.
In ultimo (ma non per importanza) Come effettuare le correzioni
Come tutti ben sappiamo, può accadere di trovare la glicemia troppo alta prima di un pasto e di dovere pertanto adeguare la dose di insulina anche a questa situazione imprevista, dovendo quindi aggiungere una quantità supplementare all'insulina già prevista.
Esiste un metodo semplice ed efficace per arrivare alla soluzione: basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l'analogo) per il numero totale di unità giornaliere (la media).Il risultato rappresenterà con buona approssimazione la quantità in mg/dl di calo glicemico ottenibile aggiungendo una unità , chiamato comunemente fattore di sensibilità .
Attenzione: e' opportuno far leggere al proprio medico i consigli ed i calcoli effettuati con il Conting dei Carboidrati. E' importante che il medico curante sia a conoscenza dell'applicazione del conteggio dei carboidrati per valutarne la congruità con i suoi indirizzi terapeutici.
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