Presso lo STUDIO DI
NUTRIZIONE della dott. Simona Sampirisi a CALTAGIRONE (ct)
Centro di Nutrizione e Consulenza a Caltagirone (CATANIA, Sicilia)
30 novembre 2012
12 novembre 2012
Stevia come nuovo dolcificante
collaborazione con la rivista Mixer
Stevia
rebaudiana Bertoni (dallo scopritore) è una delle 154 specie del genere Stevia
facente parte delle erbe “dolci”; è originaria del Paraguay e del Brasile,
usata per secoli dal popolo Guaranì per dolcificare una bevanda tipica, il
matè.
Le foglie di questa pianta, contengono glicosidi diterpenici quali stevioside (responsabile del gusto amaro ed è circa 200 volte più dolce del comune zucchero, saccarosio), rebaudioside A ( circa 300 volte più dolce del saccarosio), rebaudioside C ( circa 60 volte più dolce del saccarosio) e dulcoside (30 volte più dolce del saccarosio). Lo Stevia è un dolcificante apprezzabile sotto ogni punto di vista, le sostanze contenute nella pianta di Stevia e che determinano la dolcezza non sono fermentabili e, di conseguenza, non provocano l’insorgenza di carie, in oltre le stesse hanno un basso indice glicemico, quindi ottimi per il controllo della glicemia nei diabeti. Nel 1991 il dott. M.S.Melis, del Dipartimento di Biologia dell’Università di San Paolo, Brasile, svolse uno studio sugli effetti dello stevioside scoprendo che tale sostanza ha effetti diuretici con perdita di Sodio e conseguente abbassamento della pressione sanguigna; se lo stevioside viene combinato con principi antipressori come per esempio il verapamil l’effetto diventa più forte. Un altro vantaggio dello Stevia è che i suoi principi non causano la glicosilazione delle proteine (il glucosio del sangue si lega alle proteine contenute nell’organismo rendendole inattive), tipico fenomeno dello zucchero, quindi non provocano l’invecchiamento dei tendini e del collagene aortico. Lo Stevia, come dolcificante, è ammesso in diversi paesi del mondo quali in sud America e in Asia; in Europa è stato ammesso con il regolamento 1131/2011 del 12 novembre solo dopo approfonditi studi che smentivano quello del 1985 dal prof. Pezutto presso il College of Pharmacy dell’Università dell’Illinois Chicago, dove si accennò al fatto che un prodotto della disgregazione biochimica della Stevia poteva rappresentare un pericolo per la salute e un altro studio su ratti maschi che dimostrò che la somministrazione cronica (60 giorni in dose massiccia) di Stevia in estratto acquoso provocava una atrofizzazione dei testicoli con diminuzione di spermatozoi; la conclusione di questo studio fu che Stevia poteva provocare l’infertilità maschile. In Giappone il consumo quotidiano di zucchero è pari a circa 80 grammi al die, mentre negli USA e in EU è compreso fra 120 e 140 grammi al die (Akashi), troppo se si considerano tutti gli effetti negativi che ha sulla salute; essendo lo Stevia 300 volte più dolce ne servirebbero solo 3 grammi al giorno per evitare qualunque complicanza legata al consumo eccessivo di zucchero. |
dott. Simona Sampirisi
6 giugno 2012
Bibite gassate e sovrattassa
Intervento della dott. Simona Sampirisi nella rivista Mixer
Per definizione con il termine “junk food” (cibo spazzatura) ci si riferisce a tutta quella categoria di
alimenti ad alto contenuto in grassi saturi (precursori del colesterolo) e/o zuccheri e/o di calorie che,
secondo studi condotti nel 2008, causerebbero, oltre all’obesità, anche un’
alterazione dell’attività cerebrale in modo simile a sostanze stupefacenti
come la cocaina o l'eroina.... (continua...) |
24 aprile 2012
15 marzo 2012
Gastrite acuta, Duodenite, Colite ulcerosa e Malattia di Cröhn
Quali alimenti consumare tranquillamente e quali invece evitare del tutto.
Si consiglia di utilizzare la cottura a vapore,
bollitura o cottura ai ferri.
Si sconsiglia il soffritto ed è da evitare
assolutamente la frittura in generale.
Alimenti Permessi
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Alimenti
da attenzionare
|
Alimenti da evitare
|
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Bevande
|
·
caffè
d'orzo e caffè decaffeinato
·
Yogurt
magri
·
camomilla
·
acqua
naturale non gasata
·
tisane
preparate con alcune erbe sfuse (foglie di alloro, fiori di camomilla, fiori
e foglie di malva, semi di finocchio, foglie di melissa)
|
·
Latte
intero di asina
·
Frullato
di frutta
|
·
vino
·
liquori
·
birra
·
aperitivi
·
bevande
gasate
·
caffè
·
tè
·
liquidi
troppo caldi o troppo freddi.
·
Latte
intero di vacca, di bufala e di capra
·
Yogurt
da latte intero o creme di latte o yogurt di soia
·
cioccolata
·
Latte
di cocco, di riso e di soia
·
Succhi
di frutta |
2 febbraio 2012
Iperuricemia e Gotta prevenirla con l'alimentazione
L’Iperuricemia è una condizione
fisiopatologica caratterizzata da un eccesso di acido urico nel sangue, in conseguenza della sua maggiore produzione e/o
della sua ridotta eliminazione renale.
Nel primo caso, l'aumentata produzione di acido
urico può derivare da alterazioni congenite specifiche degli enzimi del sistema
che metabolizza le purine “Iperuricemia da carenza congenita”
(sostanze costitutive
degli acidi nucleici che vengono eliminate - quando sono in eccesso- sotto forma
di acido urico), oppure da difetti enzimatici di altre vie metaboliche, con
aumento della sintesi ex-novo, o ancora da malattie sistemiche che provocano un
aumentato turn-overcellulare, con
ricambio continuo di acidi nucleici, come le malattie mielo- e
linfo-proliferative o le malattie emolitiche.
Nel secondo caso,
accanto a forme primitive legate a una difetta capacità renale di eliminazione
dell'acido urico, si trovano le “Iperuricemia secondaria a fattori ambientali”
cioè secondarie alla diminuzione della
filtrazione glomerulare in corso di insufficienza renale cronica, insufficienza
corticosurrenale, diabete insipido o terapia diuretica,
sedentarietà, sovra-alimentazione, abuso di alcool, etc.
Nelle
prime fasi la patologia può decorrere in modo asintomatico, spesso diviene
manifesta con il termine di “GOTTA” nel tempo. La manifestazione “gottosa” della malattia si
caratterizza per limitazione funzionale algica di una (monoartrite) o più articolazioni
(poliartrite) in cui i sali di acido urico si depositano creando cristalli che ....
L'alimentazione nella Calcolosi Renale
La calcolosi renale
consiste nella formazione di piccoli "sassolini" nei reni o nelle vie
urinarie. L'urina è una soluzione in cui sono disciolti sali minerali e molte
sostanze: acido ossalico, acido urico, calcio, fosfati... Può accadere che per
una loro eccessiva concentrazione, questi sali formino dei depositi solidi nel
rene e nelle vie urinarie formando i cosiddetti calcoli. Cause della calcolosi
possono essere malformazioni renali, problemi di metabolismo generale, in altri
casi, i calcoli si possono formare semplicemente perché si beve troppo poco. Le
coliche sono le manifestazioni tipiche della presenza di calcoli: sono
caratterizzate da dolore molto forte, improvviso e intermittente a livello
lombare, che si irradia all'addome, alla pelvi, all'inguine, spesso
accompagnato da nausea, vomito, disturbi a urinare e presenza di sangue nelle
urine. A volte, possono manifestarsi anche con semplici dolori lombari.
I calcoli renali si formano per uno
squilibrio tra sostanze che tendono a precipitare (calcio, fosforo, ossalato,
acido urico, cistina, xantine) e sostanze in grado di mantenerle in sospensione
(citrato, magnesio).
- di calcio (calcolosi ossalica) con
incidenza del 70-80% - ossalato di calcio 60%, ossalato di calcio +
fosfato di calcio 30%, fosfato di calcio 10%
- di acido urico (calcolosi
uratica) incidenza del 5-15%
- di cistina (calcolosi cistinica)
incidenza del 1-2%
- misti (incidenza del 5-10%;
ossalato di calcio + acido urico + fosfato di calcio)
- di xantine, ipoxantine, colesterolo (incidenza inferiore all'1%)....
13 gennaio 2012
Alimentazione nelle patologie Tiroidee
Ipotiroidismo
L’ipotiroidismo è una delle malattie più
importanti e spesso non diagnosticate. E’ stata chiamata “la malattia insospettabile” e determina un gran numero di disturbi
nei bambini, negli adolescenti e negli adulti.
Causa dell’ipotiroidismo è una ridotta
produzione di ormoni tiroidei oppure la loro mancata utilizzazione.
La sintesi degli ormoni tiroidei avviene
dalla reazione tra l’amminoacido tirosina e la molecola di
Iodio a formare così la tiroxina
o T4
e la triiodiotironina
o T3.
Una dieta povera di Iodio provoca una
ridotta secrezione degli ormoni tiroidei da parte della Tiroide stessa la quale
tende ad accrescere le proprie dimensioni in seguito alla continua stimolazione
del TSH
o ormone stimolante la tiroide; da qui si ha la comparsa del Gozzo.
L’altro importante ormone tiroideo è la triiodiotironina, il T3,
perché ha tre atomi di iodio. Il T3 è l’ormone maggiormente attivo, molto più
del T4....
11 gennaio 2012
L'Alimentazione nella Tao e la sua importanza nella determinazione della INR
L’INR (International Normalized Ratio) è un indice il
cui scopo è quello di determinare il Tempo di Protombina, ossia la velocità
con cui la Protrombina (enzima inattivo, Fattore
Coagulante II) si trasforma in Trombina
(enzima attivo), normalmente questo
arco temporale si aggira intorno agli 11-13 secondi. La Trombina è l’enzima che
catalizza la trasformazione del Fibrinogeno (enzima inattivo,
Fattore Coagulante I) in Fibrina (enzima attivo), quest’ultimo
provoca la formazione del coagulo di
sangue. Il
tempo di protrombina, espresso come INR, è molto importante per il monitoraggio
dei pazienti in terapia con anticoagulanti orali. In condizioni normali, il
valore ottimale di INR è compreso tra 0,9 ed 1,3. Tuttavia, in base alle
caratteristiche del paziente e alle necessità terapeutiche, il medico può
stabilire valori ottimali di INR superiori; per esempio, in caso di
fibrillazione atriale o nella prevenzione della trombosi
venosa, l'INR ideale è
compreso tra 2 e 3, mentre nei pazienti portatori di protesi valvolare
meccanica l'INR adeguato è un po' più alto, tra 2,5 e 3,5.
Nella
coagulazione del sangue sono interessati, oltre alle glicoproteine sopra
elencate, ben altri 11 Fattori Coagulanti,...
Disturbo Depressivo e Alimentazione
Feuerbach sosteneva nel 1800 che “L’uomo è ciò che mangia”,
affermazione indiscutibile sotto ogni punto di vista e soprattutto sotto
l’aspetto psicologico.
Oggi possiamo senz’altro affermare, anche se non con totale
precisione, che l’alimentazione influisce profondamente sul nostro stato
psichico.
I neurotrasmettitori sono importanti veicoli di informazione
tra neuroni (cellule nervose) per il
nostro cervello, quando questi vengono a mancare o a difettare posso comparire
stati patologici in diversa misura ed entità. Gli ultimi studi in questo campo hanno
dimostrato che due amminoacidi come la Tirosina e il Triptofano (amminoacidi aromatici) sono fattori
determinanti nella produzione di quattro neuro trasmettitori nel nostro
cervello.
Questi due amminoacidi hanno ben tre amminoacidi antagonisti chiamati Aminoacidi a Catena Ramificata BCAA o Essenziali (Leucina, Isoleucina e Valina, ampiamente diffusi nello sport come integratori per aumentare la performance sportiva e diminuire la sensazione di fatica) che ne riducono l’efficacia nella produzione dei neuro trasmettitori. Una dieta ricca di Triptofano e povera di amminoacidi antagonisti provoca un aumento di Serotonina (5-HT) nel cervello...
Questi due amminoacidi hanno ben tre amminoacidi antagonisti chiamati Aminoacidi a Catena Ramificata BCAA o Essenziali (Leucina, Isoleucina e Valina, ampiamente diffusi nello sport come integratori per aumentare la performance sportiva e diminuire la sensazione di fatica) che ne riducono l’efficacia nella produzione dei neuro trasmettitori. Una dieta ricca di Triptofano e povera di amminoacidi antagonisti provoca un aumento di Serotonina (5-HT) nel cervello...
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