Intervento della dott. Simona Sampirisi nella rivista Mixer
Per definizione con il termine “junk food” (cibo spazzatura) ci si riferisce a tutta quella categoria di
alimenti ad alto contenuto in grassi saturi (precursori del colesterolo) e/o zuccheri e/o di calorie che,
secondo studi condotti nel 2008, causerebbero, oltre all’obesità, anche un’
alterazione dell’attività cerebrale in modo simile a sostanze stupefacenti
come la cocaina o l'eroina.... (continua...)
Stiamo parlando di merendine, bibite gassate, fast food, alcolici e dolci in genere, purtroppo senza fare alcuna reale distinzione di sorta. Ad oggi non esiste ancora una lista dove siano elencati gli effettivi alimenti incriminati. Una cosa è certa che la Francia nel 2005 ha vietato la vendita di bibite gassate e barrette di cioccolato nei distributori automatici delle scuole, seguita dalla Lettonia e dal Regno Unito mentre in Irlanda, Norvegia e Svezia si vieta la pubblicità di fast food e , addirittura, di cioccolato e dolci in genere.
Quello che noi oggi chiamiamo “junk food”, come se fosse del cibo
inventato nei giorni nostri, in realtà è sempre esistito. Per esempio l’Hamburger
o Polpetta è nato nel 1836, la “gassosa” nel 1883, la coca cola nel 1886, la
grappa nel 511 d.C., la birra nel 3500-3100
a.C., il vino circa 2 milioni di anni fa, il cacao nel 1000 a.C...
L’atto dell’alimentazione ci viene tramandata dalla famiglia, colpevole
della “cattiva educazione alimentare”.
Incriminare cibi come il cioccolato o gli alcolici nel senso più lato, e perché
no anche le bevande gassate, sarebbe come rinnegare la nostra cultura.
Il consumo smisurato di questi cibi negli ultimi venti anni ha causato
l’aumento, a livello esponenziale, di obesità infantile e adulta con insorgenza
di patologie gravando pesantemente sulle casse dello Stato. Le Nazioni degli U.S.A. e dell’U.E. sono corse
ai ripari e in Italia si pensa di imporre la “Tax Food” sui junk food, ossia
una sovrattassa di 0,30 centesimi per ogni bottiglietta da 33 cl che possa
servire da monito alle
famiglie che sottostimano il problema. Nel nostro Paese questi prodotti sono
già penalizzati dall’aliquota IVA del 21% a differenza della maggior parte dei
prodotti alimentari che godono di aliquote ridotte al 4% o al 10% mentre la
media UE sulle bevande analcoliche è del 16,5%. A mio modesto parere la tassa
non risolverebbe alcun problema e le famiglie continuerebbero comunque a
sottostimare il problema. L’unico modo, a mio avviso, di affrontare il problema
è quello di iniziare seriamente a pensare di introdurre corsi rivolti a
giovani, a famiglie e a ristoratori sull’ Educazione
Alimentare.
E’ indubbio che il nuovo formato delle bottigliette o lattine (25-20 cl)
potrebbe essere il primo passo verso una corretta alimentazione, in questo modo
si risolverebbe non solo il problema
della eventuale Tax food ma anche quella della corretta porzione indicata dai
nutrizionisti affinché non si abbiano ripercussioni sulla salute, ossia 1
bicchiere di bevanda gassata o di bevanda alcolica1 al dì2;
circa 80 calorie la prima (con in media 20 gr di glucidi; 0,10 gr di protidi e
0,02 gr di grassi) e 110 calorie la seconda (con in media 4,30 gr di glucidi;
0,20 gr di protidi e 0 gr di grassi). Il formato monoporzione di 20-25 cl potrebbe facilitare
il giusto consumo di bevande riducendo, quindi, gli eccessi.
1 vino o birra
2 valido per età > 18 anni
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