Collaborazione con la rivista Mixer |
Dietro al
termine Pepe o Piper si nascondono una grande varietà di Pilpali, provenienti dalla famiglia di liane tropicali cugine dei
peperoni. Il pepe nero (Piper nigrum L.)
definito per eccellenza il Re delle Spezie, a seguire troviamo il pepe
bianco privo di pericarpo e il pepe verde che invece viene trattato ancora
acerbo; mentre altri tipi di Piper provengono da piante come lo schinus molle, detto anche pepe selvatico, di origine brasiliana e
di quest’ultimo ne fa parte il conosciuto pepe rosa (Schinus terebinthifolius)
che se assunto in grandi quantità può avere effetti velenosi. Esiste un omologo
del pepe nero sia in sapore che odore ed è il Piper longum (pepe lungo) di
origine Indonesiane, è il più utilizzato in medicina orientale per le sue
propietà ad azione farmacologica, si sfruttano le proprietà antifungina,
antiinfiammatoria, antiossidante, anti carcinoma e anti insetticida.
Il pepe
nero, bianco e verde, appartenendo alla medesima pianta, posseggono in linea
generale le stesse proprietà nutritive, olfattive, chimiche e ayurvediche;
vengono ampiamente impiegati per alleviare dolori reumatici, brividi,
influenza, vampate di calore, dolori muscolari e febbre. In letteratura
scientifica esistono ampi studi sul maggiore componente nutritivo del pepe la Piperina, un alcaloide responsabile del
gusto piccante, e principale contribuente delle potenzialità dei Pilpali. Gli
studi mostrano: le caratteristiche antiossidative del pepe, capace di inibire
la perossidazione lipidica; la capacità di proteggere il DNA plasmidico da
eventuali danni quando questo è esposto a radiazioni gamma (utilizzati in medicina diagnostica); l’efficacia
del pepe contro
lieviti, muffe, batteri Gram-negativi e Gram-positivi, non patogeni, che si
trovano comunemente nei nostri alimenti freschi o a breve conservazione, da ciò
l’impiego del pepe anche in chimica per la sintesi di discreti
battericidi ayurvedici;
e soprattutto gli effetti citotossici del medesimo sulle cellule cancerogene.
Comunemente si pensa che
il pepe nero possa incentivare l’insorgenza di cellule cancerogene nella
prostata, ma paradossalmente, la letteratura scientifica (Nankai University,
Cancer Letters,
Journal of Ethnopharmacology, New England Journal of Medicine) mostra l’esatto contrario. Ossia il Piper
nigrum possiede una potente citotossicità contro le cellule tumorali della
prostata e che la Piperina può potenziare la citotossicità di farmaci
anti-cancro.
Invece presso
l’University di Pondicherry , India, uno studio su ratti maschi ha
evidenziato come la piperina innesca l'apoptosi (morte
cellulare programmata) nel testicolo in seguito allo
stress ossidativo, contribuendo ad inibire le funzioni riproduttive.
In
conclusione si può dire che il consumo spropositato di spezie come il pepe,
comunemente noto come afrodisiaco, porti invece ad un calo di prestazione
sessuale in termini riproduttivi.